Panoramica sui marchi
L’espansione dell’e-commerce, la diffusione dei social media e l’incremento del ritmo dell’innovazione, negli ultimi anni, hanno inciso profondamente sul concetto di ‘’marchio’’ quale ‘’bene prezioso’’ per l’impresa da proteggere e incentivare.
Le aziende e i singoli imprenditori, in tutto il mondo, si contendono la capacità di costruire e difendere marchi potenti, significativi e di rilevanza universale.
Secondo una statistica redatta da Clarivate Analytics, tra il 2016 e il 2015 si è registrato l’incremento di marchi depositati pari al 43%. I settori maggiormente coinvolti riguardano soprattutto i prodotti e i servizi offerti dalle aziende ma risultano interessati anche tipologie di marchi ‘’non tradizionali’’ quali hastags, suoni e aromi.
L’espansione in nuovi mercati e l’utilizzo delle piattaforme online portano le imprese al confronto con altri prodotti, brand e slogan, con il conseguente aumento di possibili conflitti: il processo di registrazione del marchio rischia di diventare sempre più complesso.
L’analisi di Clarivate Analytics evidenzia come nel corso dell’ultimo anno siano state interessate da episodi di “conflittualità” circa il 74% delle imprese intervistate.
Il conflitto tra due marchi “simili” impatta a 360 gradi sulla vita aziendale: si rischia la perdita di fiducia da parte dei clienti nei confronti del brand, la confusione dei prodotti sul mercato, la diminuzione degli introiti aziendali e la perdita di credibilità dell’immagine aziendale, senza contare gli ingenti investimenti di capitali necessari per gestire i contenziosi.
E’ assolutamente necessario, quindi, individuare le strategie e gli strumenti più opportuni che permettano di registrare, a seconda delle singole esigenze del cliente e grazie a controlli effettuati ‘’a priori’’, marchi con il più basso rischio possibile di conflittualità.
Lo studio rileva che il 26% delle imprese prese in considerazione propone brand nuovi, secondari o stagionali senza aver prima adottato le opportune accortezze per mancanza di tempo o, nella maggior parte dei casi, a causa di budget “ristretti’’.
Più allarmanti sono i casi in cui il titolare del brand decide di non affidarsi a professionisti, ma a uno tra i tanti strumenti di ricerca gratuiti presenti sul mercato. Quest’ultimi, infatti, oltre a fornire solamente informazioni basilari e spesso superficiali sui vari marchi presenti all’interno dei propri database, non sempre sono aggiornati.
La presenza di strumenti gratuiti, quindi, può, a prima vista, presentare una soluzione, ma la qualità della ricerca e i risultati non saranno mai uguali a quelli generati da software professionali utilizzati dagli esperti del settore, risultati che dovranno comunque e sempre essere vagliati, analizzati, interpretati e calati nella singola realtà aziendale dai medesimi professionisti.
Il pericolo principale, in questo caso, deriverebbe dal fatto che la ricerca potrebbe non essere del tutto di semplice comprensione dal “non addetto ai lavori”, o venire mal interpretata, e di conseguenza, le conclusioni tratte potrebbero essere fuorvianti e imprecise.
Al contempo, è fondamentale notare che, man mano che aumenta il numero di depositi di marchi, aumenta il rischio di possibili situazioni conflittuali: diventa, quindi, sempre più necessaria una corretta e completa protezione del marchio.
Attraverso l’uso di tecnologie e software migliori, o facendo affidamento sull’esperienza e la competenza dei professionisti della proprietà intellettuale, una cosa rimane chiara: quando si tratta della protezione della reputazione di un marchio, non ci possono essere scorciatoie.